Pop, amaro e impetuoso: lo Skianto di Filippo Timi

Filippo Timi, sul palco, è sempre uno spettacolo. Specialmente quando indossa paillettes, tacchi a spillo, abiti dalle frange variopinte, e balla. È bello perché è esagerato, strabordante. Come lo era nel Don Giovanni. Skianto è un lavoro tutto suo, che alterna passaggi molto diversi, dal cabaret strappa-risate ad affondi amari, drammatici. I primi, personalmente, non li ho amati moltissimo: l’inizio, specialmente, con lui bambino in pigiama, appeso a dei fili come Pinocchio e seduto su una cyclette sospesa, che racconta della nascita e dell’infanzia di un bambino disabile, nato con la scatola cranica sigillata e stretto nel suo stesso corpo, inascoltato nei suoi bisogni dai genitori, impossibilitato a vivere un’esistenza piena.

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Un percorso che procede tra l’intimità e lo sketch comico, a tratti un po’ disorientante; il tema, bello e difficile, forse rischia di disperdersi in tanta varietà e abbondanza. Come accade, ad esempio, con lo stacco su Candy Candy che sgrana gli occhioni; ma forse ho dei problemi io con Candy Candy. Molto bello il momento della gita in ospedale (evvai finalmente si esce): la visione di questo luogo meraviglioso tra vecchi con le flebo, gente storta e feriti vari, elettrodi attaccati al petto e attimi d’intesa col padre è allo stesso tempo esilarante e toccante. Alla fine, pur essendomi smarrita qua e là, restano i momenti migliori, le tessere di una storia delicata e la potenza di Timi, autentica e impetuosa. Il testo, magari, avrebbe potuto essere arginato, o direzionato; lui mai, non deve esserlo, per nessuna ragione.

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I cambi di scena sono intervallati da video tratti dal web. Di gattini, per esempio. O di un panda testimonial di un formaggio al quale non si può dire di no, altrimenti fa un macello (molto avvincente). E da canzoni, anche, da Edith Piaf, con la quale Filippo bambino si confronta a modo suo, a una versione lenta e commovente di Baby one more time di Britney Spears (con Salvatore Langella a voce e pianoforte, che accompagna Timi sul palco per tutto lo spettacolo), sulla quale si chiude il sipario.

Il Teatro Duse è pieno, per questa unica data; il pubblico in visibilio. C’è da dire poi a onor del vero che i momenti di comicità sono stati, al contrario di come li ho vissuti io, decisamente i più apprezzati dagli spettatori, che hanno riso tantissimo. E quando alla fine, salutando, Timi dice siete il pubblico più bello che abbia mai avuto, c’è quasi da credergli.

Dove e quando l’ho visto: Teatro Duse, Bologna, 3 dicembre 2019

Dove e quando lo potete vedere: qui

Qualche altra informazione: filippotimi.com